La festa di Sant'Agata a Catania - Evento incredibile

FESTA DI SANT’AGATA 2020: INFO UTILI PER I TURISTI

Per chi decide di visitare Catania in questi giorni, troverà una città in fermento per l’approssimarsi del periodo più importante dell’anno per i cittadini catanesi: la celebrazione della festa di Sant’Agata, unione perfetta di fede e folklore, che vedrà il suo clou giorno 3, 4 e 5 febbraio 2020. Il culto della Santa Patrona ha origini assai remote e la sua popolarità non si limita solamente ai confini isolani: grazie anche ai numerosi siciliani che vivono all’estero, la diretta della tre giorni di festa verrà trasmessa in televisione anche oltreoceano.

Quest’anno addirittura la festa di Sant’Agata finirà nel programma televisivo Quest’s World of Wonders della CNN, che dedicherà mezz’ora ai riti e le celebrazioni della città etnea.

LA MARTIRE PATRONA DELLA CITTÀ DI CATANIA

La storia di Sant’Agata, il cui nome in greco significa “buona”, è dolorosa e antichissima.

Agata nacque a Catania nei primi decenni del III secolo da una famiglia nobile e ricca. Il contesto storico di quel periodo vedeva al potere l’imperatore romano Decio, il quale nel 249 d.C. emanò un editto di persecuzione contro i Cristiani per ripristinare il culto degli antichi dei.

In questo clima si inserisce la figura del proconsole romano Quinziano come reggente della città di Catania, il quale invaghendosi della bellezza di Agata tentò invano di conquistarla: la ragazza infatti aveva fatto voto di fedeltà a Cristo poco tempo prima. Dopo innumerevoli rifiuti, Quinziano decise di rinchiuderla in una cella e torturarla con il fuoco e con le verghe. Fu in quell’occasione che gli aguzzini gli strapparono una mammella.

Agata spirò poi in una cella a causa delle ferite riportate il 5 febbraio del 251.

Subito dopo la morte tra il popolo catanese si diffuse un grande sentimento di devozione nei confronti della Martire, che iniziarono a celebrare la sua figura fino ai giorni nostri.

FESTA DI SANT’AGATA 2020: IL PROGRAMMA

Come anticipato, la festa di Sant’Agata si svolge i primi giorni di febbraio e vede la partecipazione di migliaia di fedeli e devoti vestiti con il tradizionale “sacco”, che assistono e partecipano attivamente alla processione della vara con il busto contenente le reliquie della Santa.

Immancabile è anche l’appuntamento con la Fiera di Sant’Agata, che si svolgerà all’interno della Villa Bellini a partire da venerdì 31 gennaio e fino al 6 febbraio, dalle 9.00 alle 24.00.

Il 3 febbraio vedrà la processione dell’offerta della cera a Sant’Agata che raggiunge la Cattedrale. Protagoniste saranno anche le Candelore, dorati cerei votivi in rappresentanza della classe lavorativa, costruite in legno e adornate secondo vari stili. Istituite nel VII secolo circa, esse rappresentano una corporazione di arti e mestieri che, sia nei tre giorni di festa religiosa che una decina di giorni prima, vagano lungo tutte le vie del centro storico ed alcune zone periferiche della città, riconoscibili grazie alla loro andatura ed alla loro indistinguibile “‘nnacata“.

A seguire toccherà al Senatus Populusque Catanensium farsi largo lungo la principale via della città con il tradizionale passaggio delle Carrozze del Senato che, con a bordo le principali autorità cittadine, partirà dalla Corte di Palazzo degli Elefanti per raggiungere la chiesa di Sant’Agata alla Fornace nella parte nord di piazza Stesicoro.

Da non perdere anche l’attesissimo spettacolo piromusicale del 3 sera a partire dalle ore 20.00, i famosi “fuochi da sira o tri”, che come ogni anno manderà in visibilio le migliaia di persone accorse in Piazza Duomo da tutte le parti della SIcilia e non solo.

Il 4 febbraio è sicuramente il giorno più emozionante e commovente della festa, perché segna il primo incontro della città con la sua Santa Protettrice. Infatti, l’alba di martedì vedrà la celebrazione della cosiddetta “Messa dell’Aurora” da parte dell’Arcivescovo di Catania, con migliaia di devoti in tunica bianca che sventolano un fazzoletto alla vista della Santa.

Al termine della messa inizia la processione del fercolo con le reliquie, che dura un’intera giornata e attraversa i luoghi del martirio, ripercorrendo la storia della “Santuzza” che si intreccia con quella della città. I devoti, a piccoli passi tra la folla, trascinano il fercolo gridando in mezzo alla folla: “cittadini, cittadini, evviva Sant’Agata”! Il giro si conclude la mattina del 5 febbraio, quando il fercolo ritorna in cattedrale.

Il 5 febbraio vede il fercolo ricoperto di garofani bianchi invece che rossi, simbolo della purezza della Santa Patrona. Nella tarda mattinata, in Cattedrale, viene celebrato il pontificale e, al tramonto, ha inizio la seconda parte della processione che vede protagonista le vie del centro città: da piazza Borgo con i suoi fuochi d’artificio fino all’attesissima “salita di San Giuliano”. Un momento imperdibile denso di magia e sacralità è sicuramente segnato dal passaggio della Santa in Via Crociferi, dove le monache di clausura intonano dei canti da dietro le grate del monastero delle benedettine.

A notte fonda i fuochi d’artificio segnano la chiusura dei festeggiamenti, quando Catania riconsegna alla cattedrale il reliquiario e lo scrigno.

I devoti dovranno attendere il prossimo 17 Agosto per rivedere le spoglie della Santa Patrona, per la versione estiva della festa di Sant’Agata, che vede la celebrazione di una messa solenne in Cattedrale e una processione per le vie delle città.

Per conoscere il programma completo della Festa di Sant’Agata 2020 clicca qui.

FESTA DI SANT’AGATA: I DOLCI TRADIZIONALI

La Festa di Sant’Agata vede la preparazione di alcuni dolci tradizionali che simboleggiano la Santa catanese: oltre alla famosa calia e simenza, presente in ogni bancarella per le vie della città, troviamo i Cassateddi o “Minni di Sant’Aita” e le Olivette. I Cassateddi simboleggiano le mammelle che furono strappate alla santa durante le torture del martirio a cui venne sottoposta, mentre le olivette fanno riferimento alla leggenda che la vergine, inseguita dagli uomini di Quinziano e giunta ormai nei pressi del palazzo pretorio, si fosse fermata a riposare un istante. Nello stesso momento in cui si fermò, si dice che un ulivo comparve dal nulla e la giovane potè ripararsi e anche cibarsi dei suoi frutti.